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Giulia Sala, responsabile Centri Clinici Sociosfera OnlusDSA, Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Ne parliamo con Giulia Sala, psicologa e psicoterapeuta, responsabile dei Centri Borgocometa di Sociosfera Onlus.

Dott.ssa Sala, ci può presentare il centro di cui si occupa?

Il nostro centro si occupa da 10 anni di offrire percorsi di consulenza, sostegno psicologico e psicoterapia alle persone che ci contattano.
La nostra equipe è composta da psicologi e psicoterapeuti regolarmente iscritti all’albo e abilitati all’esercizio della psicoterapia.
Gli orientamenti a cui siamo formati sono differenti (abbiamo professionisti di area psicoanalitica, cognitivo comportamentale o sistemico familiare) ciò per offrire la risposta più adeguata alla domanda posta da chi ci interpelli.
Lavoriamo con tutte le fasce d’età: dall’infanzia alla terza età offrendo percorsi individuali, di gruppo, in coppia, o familiari.
Oltre ai percorsi di psicoterapia ci occupiamo di sostegno alla genitorialità, di percorsi a sostegno del successo formativo e scolastico.

Cosa si intende per DSA?

I DSA sono i disturbi specifici dell’apprendimento, ossia DISLESSIA che è un problema specifico di lettura, DISGRAFIA che è un problema di scrittura per quanto concerne il tratto grafico, DISORTOGRAFIA che è un problema di automatizzazione nell’uso delle regole ortografiche e DISCALCULIA che è un problema specifico per quanto riguarda il calcolo.
Si tratta di disturbi e non di deficit, il che significa che si tratta di un diverso funzionamento e non di una mancanza, sono specifici perché si verificano in soggetti adeguati dal punto di vista cognitivo e sensoriale e riguardano una specifica funzione. Deve esserci quindi una visibile discrepanza tra abilità generali e funzione specifica, dell’apprendimento perché è negli anni della scuola che solitamente emergono proprio perché vanno a toccare quelle abilità fondamentali per l’apprendimento scolastico. Hanno una base neurobiologica ormai accertata e risentono della familiarità.

Come la famiglia può riconoscere questo disturbo e aiutare i bambini ?

La famiglia può fare molto e in tempi precoci, cosa assolutamente fondamentale perché il percorso scolastico sia poi soddisfacente.
Ancora oggi molte insegnanti e molti pediatri sono dell’idea di “aspettare e dare tempo al bambino” anche per via del fatto che le linee guida indicano che una vera e propria diagnosi è possibile farla solo a partire dalla fine della seconda primaria (per la discalculia a partire dalla fine della terza). I segni si possono vedere fin dall’infanzia. Anche se questa cosa è vera aspettare significa solo lasciare il bambino in una situazione di difficoltà in una fase delicatissima della sua vita scolastica, nella quale un cattivo avvio o l’instillarsi di paure come “non sono capace” possono minare l’intera vita scolastica e il suo vissuto. I segnali di un possibile DSA possono essere presenti fin dall’infanzia: difficoltà di linguaggio (si stima che il 75% dei bambini con DSL –disturbo specifico del linguaggio – evolveranno poi in un DSA), difficoltà nell’uso dello spazio grafico, ritardo nel disegno, difficoltà ad imparare le sequenze (giorni della settimana, mesi, alfabeto, poesie e filastrocche ecc.),

Quali i segnali da cogliere?

Ad esempio difficoltà motorio-prassiche, difficoltà visuo-spaziali, inadeguatezza nei giochi linguistici, nel riconoscimento delle rime e nell’identificazione della prima e dell’ultima lettera (utile il gioco “è arrivato un bastimento carico di…”).
Durante il primo anno della scuola primaria è importante fare attenzione a eventuali difficoltà nell’acquisizione della letto-scrittura come difficoltà a riprodurre i grafemi, inversione o sostituzione o omissione di grafemi, persistere di grafemi speculari.
Ricordiamo però che la scrittura spontanea è speculare. Molti genitori si preoccupano perché l’ultimo anno di materna i bambini scrivono al contrario: quello è normale!
Inoltre la confusione di suoni simili o di grafemi simili (per esempio b e d), eccessiva lentezza nello scrivere o nel leggere, difficoltà a leggere suoni complessi o parole lunghe, difficoltà a raccontare un’esperienza seguendo il filo cronologico, difficoltà nella sintesi delle parole (dalla lettura delle singole lettere alla lettura della parola intera) possono essere segnali importanti.

Quali sono le conseguenze di un DSA non diagnosticato?

UN DSA NON DIAGNOSTICATO PUÒ AVERE CONSEGUENZE MOLTO GRAVI NELLA VITA DEL BAMBINO.
Spesso i bambini identificano il loro successo scolastico con l’intelligenza. Se fanno fatica a scuola si sentono stupidi e piano piano disinvestono sulla scuola.
Il rischio è quindi quello di perdita della motivazione scolastica e di messa in atto di tutte quelle strategie difensive nei confronti della scuola (disattenzione, disinteresse, comportamento esuberante ecc). Una volta instaurato questo circolo vizioso poi risulta difficile da scardinare e frequente è l’abbandono scolastico da parte di questi ragazzi o la rinuncia alle proprie vere aspirazioni nella scelta della scuola superiore per il fatto che si sono costruiti un percorso scolastico accidentato e pieno di lacune.

Quanti sono i ragazzi che hanno questo tipo di ostacolo all’apprendimento?

Si calcola che la percentuale possa essere del 3-5%. Significa che in una classe media di 25 bambini è normale che ce ne siano 1-2 con DSA.
Inoltre essendoci positività all’anamnesi familiare è più facile incorrere in una diagnosi se un fratello o un genitore l’ha avuta.

A chi rivolgersi per ricevere un aiuto?

Al fine di tutelare i bambini e le loro famiglie, la legge stabilisce che una diagnosi debba essere fatta da un’equipe multidisciplinare che si può trovare presso un ente pubblico (UONPIA) oppure presso privati che devono però avere regolare accreditamento presso la ASL per la diagnosi.
Questo garantisce che i professionisti abbiano una formazione specifica e approfondita sul tema e che la diagnosi venga fatta in modo completo valutando tutte le componenti in gioco.
E’ quindi sempre opportuno rivolgersi a strutture accreditate o pubbliche perché in caso contrario (molte famiglie si rivolgono a logopedisti privati pensando che si tratti di disturbi linguistici) si rischia di avere una valutazione incompleta e non valida ai fini scolastici.
Con una valutazione fatta secondo la normativa invece, la scuola è tenuta a stendere un PDP (piano didattico personalizzato) e a utilizzare tutte le misure per garantire il successo scolastico.
Da settembre inoltre siamo tra gli enti autorizzati dalla Regione Lombardia all’attività di prima certificazione diagnostica per i disturbi specifici dell’apprendimento.

In cosa consiste il Piano didattico personalizzato?

È chiamato in questo modo il documento di programmazione con il quale la scuola definisce gli interventi che intende mettere in atto nei confronti degli alunni con esigenze didattiche particolari ma non riconducibili alla disabilità.
Per gli alunni con DSA, Disturbi Specifici di Apprendimento, un documento di programmazione personalizzato (il PDP, appunto) è obbligatorio e ha la finalità di individuare le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate affinché alunni e studenti con DSA possano raggiungere il successo formativo.

 

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