L’elaborazione del lutto è un processo dinamico che porta la persona ad attribuire un senso e un significato personale alla morte della persona cara.

Theresa Rando teorizza sei processi necessari all’elaborazione del lutto:

  • riconoscimento della perdita;
  • reazione alla separazione con dolore;
  • recupero di ricordi e sentimenti connessi alla persona mancata;
  • modificazione di attaccamenti eccessivi alla persona morta;
  • riadattamento al mondo senza il defunto;
  • reinvestimento su persone, relazioni ed esperienze.

Il lutto è terminato quando la persona si è trasformata in antenato, come figura internalizzata, ed è possibile pensare al defunto con nostalgia ma senza dolore acuto.

Quando il lutto progredisce il sopravvissuto riesce ad integrare gradualmente l’evento nella propria narrativa, rendendo la persona morta un antenato e percependo una sicurezza nel legame con la persona. Gli affetti si modulano nel tempo e alla fine la persona può formulare una narrazione coerente della perdita della persona cara, potendo al contempo investire nuovamente in progetti di vita e in una dimensione futura. Quando invece permane un’estrema rigidità può essere che ci siano delle complicazioni nella sua risoluzione. Il lutto complicato è una forma di dolore che si “impadronisce” della mente di una persona, tanto che gli individui con lutto complicato spesso dicono di sentirsi “bloccati” (Neimeyer et al., 2011; Neimeyer, 2012).

Si può dire concluso quando

il pensiero della persona deceduta suscita nostalgia anziché disperazione e quando si può accedere, senza sprofondare nel dolore, al pensiero di quello che è stato, quello che avrebbe potuto essere e non sarà e quello che invece potrà essere 

P. Gelati

La situazione emergenziale legata al coronavirus ha determinato alcune complicazioni nell’avvio del processo di rielaborazione del lutto, che oggi può essere ancora sospeso o complicato nella sua risoluzione.

Cosa fare in caso di lutto?

Prima di tutto è necessario accogliere il dolore, attraversarlo e legittimare il proprio modo di sentirlo. Non esiste un modo unico di fare esperienza di questo dolore e quindi è necessario darsi la possibilità di viverlo senza vissuti di inadeguatezza.

Organizzare non appena possibile un momento di saluto collettivo, per riavviare il meccanismo di elaborazione del lutto rimasto in sospeso.

Narrare, collocando nel tempo i ricordi e le emozioni ad essi collegate. La narrazione rinnova il senso di appartenenza, lacerato dalla perdita, e rende possibile l’𝐞𝐬𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 e la 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 delle emozioni connesse all’addio. Può essere verbale, scritta, grafica e partire da storie e racconti. È un valido strumento di rielaborazione sia per gli adulti che per i bambini.

Scrivere, provando a tradurre in parola ciò che si prova, sotto forma di diario o di lettera. La traduzione in parola di emozioni e di affetti rende possibile la comunicazione e condivisione dei propri stati affettivi; questo permette di sperimentare un canale di sfogo delle emozioni negative, che non sia solo evacuativo come il pianto, ma anche costruttivo.

Dedicare del tempo al 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 della persona, soffermandosi non solo sugli ultimi momenti ma sull’intera vita. Almeno un momento al giorno ci si può lasciare andare ai ricordi, sfogliando fotografie e oggetti della persona cara.

Condividere le proprie emozioni e i ricordi con altre persone, anche se a distanza. È importante che i ricordi, in modalità adeguata all’età, possano essere condivisi anche con i bambini.

Darsi il tempo di scorgere dentro noi stessi delle 𝐞𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐨𝐬𝐢𝐭𝐢𝐯𝐞, che la relazione con la persona defunta ha lasciato in noi. Questo è utile per passare dal vissuto della perdita totale della persona cara, alla consapevolezza che vivrà per sempre nel nostro ricordo e nei gesti o nelle abitudini che sono rimaste nei vivi.

La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata. – mi spiegò mia madre poco prima di andarsene. – Se saprai ricordarmi, sarò sempre con te. – Mi ricorderò di te – le promisi. […] Poi mi prese una mano e con gli occhi mi disse quanto mi amava, finché il suo sguardo non divenne nebbia e la vita uscì da lei senza amore. Isabel Allende

Freud, S. (1915). Lutto e melanconia. Torino: Bollati Boringhieri.

Neimeyer, R. A. (2012). Techniques of Grief Therapy: Creative Practices for Counseling the Bereaved. New York: Routledge.
Neimeyer, R. A., Baldwin, S. e Gillies, J. (2006). Continuing bonds and reconstructing meaning: Mitigating complications in bereavement. In Death Studies, 715-738.

Rando T. (ed.)(2000). Clinical Dimensions of Anticipatory Mourning: Theory and Practice in working with the Dying, Their Loved Ones, and Their Caregivers. Research Press, Champaign, IL.

 

Articolo scritto dalla dott.ssa Federica D’Avanzo, psicologa psicoterapeuta di Sociosfera Onlus