La lingua dei segni italiana (LIS) è una comunicazione visivo-gestuale utilizzata per lo più dalle persone sorde italiane.

Così come per le lingue orali, non si sa definire una data di origine della lingua dei segni perché è nata con la necessità di comunicare delle persone sorde e, di conseguenza, essendo una necessità primaria dell’uomo è nata con l’essere umano ed è in continua evoluzione.

È opportuno puntualizzare che non tutte le persone sorde utilizzano la LIS e, al contrario, le persone sorde che comunicano con la LIS possono essere oraliste e quindi comprendere bene anche il linguaggio verbale mediante la lettura del labiale.

Inoltre, i percorsi di vita delle persone possono essere molto differenti e, di conseguenza, non si può dare per scontato che in presenza di una caratteristica, come quella della sordità, una persona sappia la LIS.

In merito alla lingua italiana dei segni si sono diffuse delle informazioni non vere e fuorvianti, quindi in questa occasione proveremo a fare chiarezza.

Si parla di lingue dei segni al plurale perché come per le lingue orali non ne esiste una universale. Alcune indagini parlano dell’esistenza di più di 140 lingue dei segni al mondo.
Sul sito Spreadtheding è possibile avere a disposizione una raccolta di gesti nelle diverse lingue dei segni per ogni termine.

Un’altra falsa credenza in merito alla LIS è che sia una pantomima della lingua italiana, se così fosse sarebbe semplice da comprendere da qualunque persona di nazionalità italiana, ma così non è.
Pertanto è importante sottolineare che la denominazione corretta della LIS è “Lingua dei segni italiana” dove si pone prima l’accento sulla tipologia di comunicazione e poi sulla nazionalità, proprio perché non è uno sviluppo gestuale della lingua verbale italiana.

Un’altra informazione falsa è che mediante la LIS non sia possibile esprimere concetti astratti, ma al contrario è possibile esprimere qualunque concetto verbale.

L’ultima falsa credenza che prendiamo in considerazione è che le lingue dei segni non abbiano una grammatica, ossia non abbiano regole grammaticali per costruire le frasi, al contrario queste esistono ma sono diverse da quelle della lingua orale.

In conclusione, possiamo osservare che le lingue dei segni sono a tutti gli effetti lingue nate dalla necessità delle persone di comunicare e in continua evoluzione proprio perché utilizzate; si parla di lingue al plurale perché sono differenti per nazionalità, seppur si differenzino dalle lingue orali nazionali per le regole grammaticali oltre che per l’utilizzo dei gesti al posto delle parole.

Autore: Samantha Bruno, psicologa dell’area servizi educativi e disabilità.