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Il Progetto Anziani in Mente si focalizza sulla salute mentale degli anziani e si propone di offrire risposte rapide e accessibili, superando le limitazioni dei servizi pubblici e i costi elevati di quelli privati.

Le attività previste includono un ampio ventaglio di interventi:
colloqui psicologici, sessioni di riabilitazione cognitiva, telefonate di monitoraggio per gli anziani fragili, laboratori di stimolazione cognitiva, gruppi di supporto per caregiver di persone affette da demenza e per anziani con depressione e attività di divulgazione attraverso incontri tematici.

ATTIVITÀ

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COLLOQUI DI CONSULENZA

Colloqui svolti da un professionista psicologo, in alcuni casi in possesso di specializzazione in psicoterapia

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RIABILITAZIONE COGNITIVA

La riabilitazione cognitiva è un trattamento fatto da psicologi per aiutare persone con problemi di memoria, attenzione o pensiero causati da malattie o invecchiamento

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TELEFONATE DI MONITORAGGIO

Le telefonate di monitoraggio effettuate da operatori sociali su persone anziane sono chiamate regolari fatte per controllare il loro stato di salute, benessere e sicurezza

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LABORATORI DI STIMOLAZIONE COGNITIVA

Gli interventi di gruppo di stimolazione cognitiva per anziani sono attività organizzate e guidate da professionisti, mirate a mantenere o migliorare le capacità cognitive delle persone anziane

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GRUPPI PER CAREGIVER DEMENZA

Gli interventi psicoeducativi  per caregiver familiari di persone con demenza consistono in incontri online condotti da professionisti del settore

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GRUPPI DI SUPPORTO “ANZIANI E DEPRESSIONE”

I gruppi psicoeducativi sulla depressione e l’umore per persone anziane sono incontri guidati da professionisti, mirati a fornire informazioni e supporto per gestire problemi legati alla depressione e alle variazioni dell’umore

CHI SIAMO

Il progetto Anziani in Mente, avviato da Sociosfera Onlus nel 2020 a Milano grazie a una donazione privata, nasce dal presupposto che la rappresentazione della vecchiaia è spesso caratterizzata da una serie di luoghi comuni che, di fatto, incidono sulla vita delle persone.

Tra questi, uno dei più radicati è quello che vede la vecchia come una fase della vita che deve necessariamente essere caratterizzata da disagio psicologico, depressione, privazioni sociali e perdita di obiettivi di vita.

Sociosfera Onlus da anni è impegnata a smascherare e combattere questo pregiudizio e dimostrare che, anche se la vita ha portato sofferenza, per la persona anziana è possibile stare meglio grazie ad interventi specializzati resi più facilmente accessibili.

Il progetto Anziani in Mente supporta la salute mentale delle persone anziane fornendo interventi specialistici di orientamento, assistenza, terapia e riabilitazione ad anziani depressi o con demenza e ai loro famigliari.

Il valore del progetto è quello di riuscire a fornire risposte tempestive, flessibili ed efficaci, che i servizi pubblici non forniscono e che i servizi privati offrono con qualità variabile e a costi non sostenibili da molte persone.

Anziani in Mente è un punto di riferimento per la salute mentale delle persone anziane, raggiungendo chi ne ha più bisogno, con professionalità, metodo e gratuità.

RACCONTI DAL QUOTIDIANO

L’intercettazione della depressione in un laboratorio di gruppo e la risposta terapeutica

Incontrammo la signora Adele ad un laboratorio dedicato all’allenamento della memoria di Anziani in Mente, organizzato nel centro di socialità del quartiere. La signora, su consiglio di una sua vicina di casa che aveva già frequentato il laboratorio, decise di partecipare.

Silvia, la psicologa conduttrice del laboratorio, si accorse che Adele era in difficoltà: parlava poco, aveva l’espressione assente, faticava a terminare anche semplici esercizi di memoria.

Dopo qualche incontro, Silvia propose ad Adele di scambiare due parole in privato. Fu così che Adele si apri e raccontò di sentirsi molto giù di morale, sempre triste, con poca voglia di fare, oltre a pensare e ripensare sempre a suo marito scomparso da cinque anni. Silvia, allora, propose alla signora di continuare quelle “chiacchierate” anche nelle settimane successive.

Adele, seppur inizialmente riluttante, accettò la proposta di Silvia di un ciclo di colloqui nei quali affrontare i sentimenti della perdita del marito, della solitudine che l’aveva avvolta e della sensazione di vuoto che la accompagnava ogni giorno.

Silvia l’aiutò a ripensare alla propria vita al di fuori della coppia e le consigliò alcuni esercizi per riattivare l’umore. In parallelo, Adele continuò a frequentare i laboratori di Anziani in Mente.

Dopo un paio di mesi, lo stato emotivo di Adele migliorò: nei laboratori la sua partecipazione divenne più attiva, iniziò a parlare di più, a sorridere e a completare gli esercizi con maggiore facilità. Diventò più vivace, partecipava e aperta a instaurare nuove amicizie.

Grazie al supporto costante di Silvia e alla partecipazione attiva al laboratorio, Adele riuscì a ritrovare un equilibrio emotivo. Sebbene la mancanza del marito rimanesse una ferita nel suo cuore, Adele imparò a vivere con quel dolore, trasformandolo in una fonte di forza e resilienza.

L’ orientamento dei famigliari dopo la diagnosi di demenza

La famiglia Rossi viveva in un tranquillo quartiere di periferia. Giovanni, il padre di 75 anni, era sempre stato il pilastro della famiglia. Dopo una vita di lavoro come insegnante, si godeva la pensione accanto a sua moglie, Maria, e alla loro figlia, Anna, che viveva ancora con loro.

Tuttavia, negli ultimi mesi, qualcosa in Giovanni era cambiato. Maria notava che Giovanni dimenticava spesso le cose. All’inizio erano piccoli episodi: le chiavi lasciate in posti strani, appuntamenti mancati, nomi confusi. Ma col tempo, la situazione peggiorò. Giovanni iniziò a perdersi anche nel loro quartiere, dove aveva vissuto per decenni. Un giorno, dimenticò il nome di Anna, chiamandola con quello della sorella defunta. Maria e Anna erano preoccupate e confuse, senza sapere come affrontare questi segnali allarmanti.

Andarono da un neurologo che diagnosticò a Giovanni un inizio di demenza di Alzheimer e prescrisse alcuni farmaci. Tuttavia, questo cambiò poco la quotidianità della famiglia Rossi. La casa, che un tempo era un luogo di serenità, diventò un campo minato di ansie e paure. Maria si sentiva sopraffatta. Ogni giorno era una sfida: ricordare a Giovanni di prendere le medicine, assicurarsi che mangiasse, aiutarlo a vestirsi. Anna, che lavorava come infermiera, era esausta. Al ritorno dal lavoro, invece di trovare un rifugio, trovava nuove emergenze da affrontare. Si sentiva in colpa per il suo fastidio crescente verso il padre e la tensione con la madre aumentava.

La situazione raggiunse un punto di rottura quando Giovanni, una notte, cercò di uscire di casa credendo di dover andare a lavorare. Maria e Anna, disperate, non sapevano più cosa fare. Si recarono ad uno sportello di quartiere gestito da Sociosfera e l’operatore dedicato raccontò del progetto Anziani in Mente e prese per loro un appuntamento con il dottor Domenico, uno psicologo dell’invecchiamento.

Lo psicologo propose un percorso di psicoeducazione per Maria e Anna. Durante i primi incontri, il dottor Conti spiegò cosa fosse la demenza di Alzheimer, illustrando i sintomi, l’evoluzione della malattia e come essa colpisse il cervello di Giovanni. Per Maria e Anna fu un sollievo capire che il comportamento di Giovanni non era colpa sua, né di loro. Iniziarono a comprendere che la sua confusione e smarrimento erano dovuti alla malattia. Inoltre, Domenico suggerì loro strategie pratiche per gestire le situazioni difficili. Ad esempio, creare una routine quotidiana per Giovanni, poiché le persone con Alzheimer rispondono meglio a un ambiente prevedibile. Maria e Anna impararono a utilizzare note e promemoria visivi in casa per aiutare Giovanni a orientarsi. Inoltre, furono incoraggiate a comunicare con lui in modo chiaro e semplice, evitando domande aperte che potevano confonderlo.

Con il tempo, Maria e Anna iniziarono a vedere miglioramenti. Giovanni, pur con le sue difficoltà, sembrava meno agitato e più tranquillo grazie alla nuova routine. Maria imparò a prendersi dei momenti per sé, evitando il burnout, mentre Anna trovò conforto nel condividere le proprie esperienze con altre famiglie durante un gruppo di supporto tenuto da una collega online ogni settimana. La famiglia Rossi imparò a convivere con l’Alzheimer, trovando nuove modalità di interazione e supporto reciproco. La casa, pur con le sue sfide, tornò ad essere un luogo di amore e comprensione, dove ogni giorno era affrontato con una rinnovata speranza e forza.

La riabilitazione cognitiva dopo le dimissioni ospedaliere

Elga, una signora di 85 anni ancora autonoma, era stata ricoverata in ospedale per un’emorragia cerebrale. Sebbene i medici fossero riusciti a stabilizzare la sua condizione fisica, alla dimissione, avevano indicato la necessità di una riabilitazione cognitiva per recuperare le funzioni mentali compromesse dall’evento. In particolare, Elga non riusciva a parlare correttamente, ed era diventata quasi muta. Inoltre, sembrava non ricordare quello che le accadeva di giorno in giorno.

Purtroppo, i servizi pubblici della zona non offrivano questo intervento e nemmeno le strutture riabilitative private.
Un conoscente raccontò alla figlia di Elga del progetto “Anziani in Mente”, sapendo che lì ci lavoravano persone esperte in problemi neuropsicologici legati all’invecchiamento. Presero contatto con la psicologa responsabile, la dottoressa Elena, che organizzò un primo incontro di valutazione. Durante l’incontro, la dottoressa Francesca esaminò le capacità cognitive di Elga, valutando la memoria, l’attenzione, il linguaggio e la capacità di risolvere problemi. Dopo un’attenta analisi, progettò un piano personalizzato di riabilitazione cognitiva, che comprendeva attività strutturate da svolgere sia in clinica sia a casa con il supporto dei familiari.

Le sessioni di riabilitazione in clinica includevano esercizi di memoria, come ricordare e raccontare storie, giochi di parole per migliorare il linguaggio, e attività di risoluzione di problemi, come puzzle e giochi di logica. Per garantire un recupero efficace, Elena preparò anche una serie di compiti da fare a casa insieme ai familiari. La famiglia di Elga era molto coinvolta e desiderosa di contribuire al suo miglioramento. Ogni sera, il figlio di Elga, Marco, si sedeva con lei e insieme svolgevano vari esercizi. Ad esempio, leggevano un breve articolo di giornale e poi discutevano il contenuto per esercitare la memoria e il linguaggio. Un altro compito consisteva nel risolvere semplici cruciverba o Sudoku, che aiutavano a mantenere attivo il cervello di Elga. Uno degli esercizi preferiti di Elga era guardare vecchie fotografie di famiglia e raccontare le storie dietro ogni immagine. Questo non solo stimolava la memoria e il linguaggio, ma creava anche un forte legame emotivo con i suoi cari, rendendo il processo di riabilitazione un momento piacevole e significativo.

Con il passare delle settimane, i progressi di Elga erano evidenti. La sua memoria a breve termine divenne più acuta, riusciva a concentrarsi per periodi più lunghi e il suo linguaggio era più fluente e coerente, cosa che la motivava a prendere l’iniziativa nelle conversazioni. La psicologa monitorava costantemente i progressi di Elga e adattava gli esercizi per mantenere la sfida e stimolare ulteriormente il recupero.

La riabilitazione cognitiva non solo migliorò le capacità mentali di Elga, ma ebbe anche un effetto positivo sul suo umore e benessere generale. Si sentiva più sicura di sé, meno frustrata e più coinvolta nelle attività quotidiane.

Sociosfera Onlus

Sociosfera Onlus è una cooperativa sociale con sede a Seregno (MB), che da oltre 30 anni opera nelle province di Milano, Monza e Brianza, Como, Lecco e Varese, curando la progettazione, la gestione e la sperimentazione di servizi, in risposta ai bisogni sociali di cittadini e comunità, promuovendo legami e relazioni tra le persone, passando dalla conoscenza di territori e quartieri, e dalla “prossimità”, come positiva vicinanza.

Con i suoi oltre 600 professionisti, Sociosfera lavora per aumentare il benessere sociale e lo fa attraverso una sempre maggiore personalizzazione dei servizi prodotti, la crescita-soddisfazione del suo capitale umano, lo sviluppo di sinergie di rete e la sperimentazione e l’innovazione.

I servizi alla persona costituiscono il cuore dell’attività di Sociosfera. Ci rivolgiamo a tutte le fasce d’età, e in particolare gli anziani, fornendo assistenza, accompagnamento, terapia e prevenzione. Eroghiamo la maggior parte della nostra attività tramite servizi pubblici che ci vengono affidati in gestione tramite gare d’appalto, accreditamenti, affidamenti diretti, ovvero: cure domiciliari, assistenza di prossimità nei quartieri, centri ricreativi o assistenziali, ambulatori specializzati e residenze.

Sociosfera è membro del Consorzio Farsi Prossimo, affiliato a Caritas. Con Caritas, oltre al legame societario, abbiamo anche diverse progettualità condivise. Inoltre, siamo membri del Consorzio Comunità Brianza, Confcooperative e CGM.

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