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Il giorno 31 gennaio 2019 si terrà a Monza, presso il Teatro Binario 7 in via Turati 8, il convegno pubblico dal titolo “Migranti, l’accoglienza ha funzionato”.

Il seminario è promosso dalla Rete Bonvena, di cui Sociosfera Onlus è parte, ed è sostenuto dalla Provincia di Monza e Brianza e dall’ ANCI Lombardia e coinvolgerà i Comuni della Brianza; avrà come testimoni esponenti di altre municipalità che hanno creduto nella accoglienza diffusa, il mondo ecclesiale e tutte le associazioni e i volontari che hanno collaborato con Bonvena in questi anni.

La Rete Bonvena (in Esperanto significa Accoglienza) nasce nel 2014 con l’obiettivo di garantire itinerari di integrazione ed un qualificato servizio di accoglienza alle persone straniere richiedenti asilo in Italia.

Questo sistema ha visto l’adesione di una trentina di imprese sociali, cooperative, associazioni, enti ecclesiali ed è riuscito a realizzare una proficua collaborazione con le imprese e con le Istituzioni pubbliche e private.

In quasi cinque anni di attività sono state accolte più di 3000 persone che hanno potuto usufruire dei servizi della Rete: corsi di italiano, accompagnamento socio sanitario, attività di volontariato e partecipazione ai programmi di utilità sociale.
Inoltre, grazie al Fondo Hope, volontariamente costituito ed alimentato ad hoc, sono stati offerti ai beneficiari possibilità di borse lavoro e di studio, corsi professionali e tirocini per l’avviamento al lavoro.

Senza un adeguato finanziamento e senza la collaborazione di cittadini, enti, associazioni, imprese, Comuni questo virtuoso progetto non sarebbe mai decollato.

Per la Rete Bonvena, con la nuova legge sull’immigrazione, sono a rischio le buone pratiche di accoglienza.

Si teme infatti che gli effetti della nuova legislazione (il decreto sicurezza e immigrazione trasformato in legge entrato in vigore il 4 dicembre 2018) finiranno per smantellare questo sistema in maniera indiscriminata e trasversale alle reti, alle persone e alle organizzazioni che ci hanno lavorato e alle persone accolte.

In concreto queste sono le ricadute che si avranno sul territorio sia per quanto riguarda gli stranieri che per quanto riguarda gli operatori che lavorano con loro.

Verso tutti gli stranieri il decreto introduce norme punitive e discriminatorie allungando i tempi e i costi per qualunque domanda (da due a quattro anni di attesa per una domanda di cittadinanza, fino a 6 mesi per un documento anagrafico…); istituisce i Cpr (centri per il rimpatrio) in cui rischiano di finire anche persone che hanno già un percorso di integrazione avviato e definito; ugualmente rischiano di diventare irregolari persone che già lavorano, con alti costi per loro, per le aziende che su loro hanno investito, per la collettività.
Per i richiedenti asilo, in particolare, dal punto di vista legale viene abolito il permesso umanitario (protezione riconosciuta oggi a circa il 20% dei richiedenti asilo) e i nuovi permessi di soggiorno per motivi speciali che lo sostituiscono non saranno convertibili in permessi di lavoro.
Dal punto di vista pratico viene limitato l’accesso allo SPRAR (è il servizio del Ministero dell’interno che gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale) ai soli titolari di Protezione Internazionale (oggi circa il 25% delle richieste) e viene pertanto impedito ai Richiedenti Asilo e agli attuali Permessi Umanitari; inoltre la legge impedisce l’iscrizione alla residenza anagrafica rendendo così più complicato l’accesso ai servizi territoriali.

Verso il territorio viene smantellato un servizio che ha rafforzato la coesione sociale: infatti le nuove disposizioni ministeriali sui bandi di gara, ai quali la rete Bonvena aveva preso parte, impattano sulla gestione dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) limitandoli a dormitori con meri servizi di vitto e alloggio; oggi sono a rischio i programmi di: alfabetizzazione, formazione professionale, inserimenti lavorativi, attività di volontariato, sport, cultura, accesso ai diritti giuridici e all’assistenza sanitaria.

Sul piano economico si rischia di compromettere l’indotto che la rete di accoglienza ha favorito: sono a rischio i contratti di affitto firmati con i proprietari di appartamenti messi a disposizione per l’accoglienza diffusa in tutti i comuni della Provincia, rischiano di diminuire i ricavi di decine di esercenti e fornitori: dal grande Ipermercato al panettiere di quartiere per gli alimentari, la libreria per i libri di testo, la piccola cooperativa che ripara le bicilette, etc.

Sul piano lavorativo sono a rischio sulla intera provincia quasi 200 posti di lavoro. Si tratta di professionisti, in buona parte giovani e donne, psicologi, operatori legali, mediatori culturali, antropologi, educatori… Tutte figure professionali che sono intervenute nella costruzione di percorsi di integrazione, itinerari che hanno garantito dignità alle persone e sicurezza al territorio.

In conclusione, se non interverranno cambiamenti, dovremo dire addio a tutte le attività che rendevano un percorso degno di autonomia e integrazione. Centinaia di persone, anche minori, rischiano quindi di finire letteralmente in mezzo a una strada.

Invitiamo pertanto a firmare la lettera aperta di #Brianzacheaccoglie, partecipare all’iniziativa del 31 gennaio 2019 e continuare ad essere parte attiva nella costruzione di una proposta di comunità consapevole e accogliente.

Scarica qui una copia della Lettera e invia la tua adesione a: segreteria@rtibonvena.it

 

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Leggi su Vita.it: Lombardia, come funziona l’accoglienza migranti

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